![]() I simboli del periodo natalizio sono coinvolgenti, e’ innegabile che facciano parte dell’immaginario collettevo al punto da aver perduto quasi ovunque la propria connotazione storica a favore della tradizione del Natale. Alcuni simboli piu’ di altri ci raccontano e spingono a curiosare qui e li’ perche’ camminando per le vie delle diverse capitali del mondo o dei vari continenti non si puo’ fare a meno di chiedersi perche’ queste immagini siano tanto familiari. Natale e’ una festa cristiana, la piu’ importante dopo la Resurrezione dal punto di vista filologico, ma la piu’ condivisa dal punto di vista sociale. Si celebra la nascita di Gesu’. Benche’ non si abbiano certezze sulla data, nel III secolo comincio’ a festeggiarsi la nascita del Salvatore nei giorni successivi al solstizio d’inverno che cade il 21 dicembre. Questa data per le culture antiche e per le prime comunita’ agricole della storia costituiva un momento importante dell’anno. Era il momento in cui le notti erano piu’ lunghe e fredde. Era un periodo in cui si celebravano feste si dedicavano offerte agli dei, al Sole affinche’ tornasse a splendere e alla natura perche’ si conservasse fino alla prossima primavera. Questa festa coincideva a Roma con i riti del culto di Mitra. Di origine iranica e importata dai legionari romani la festivita’ dedicata a questa divinita’ veniva celebrata tra il 21 e il 25 dicembre. Dopo il solstizio d’inverno quando i giorni cominciavano ad allungarsi e si celebrava il Natalis Solis (sulla divinita’ del Sole e la sua importanza nella storia umana e come simbolo mandalico rimando al mio precedente scritto sul sole). Mitra offre in olocausto al Sole il toro primitivo e dal suo sacrificio nascono il mondo vegetale e gli animali, dando vita al mondo. Un richiamo fortissimo di nascita e morte, di sacrificio e generazione collegati al principio della vita. L’iconografia tradizionale cristiana del Natale vede Gesu' Bambino deposto in una mangiatoia, riscaldato da un bue e un asino, accolto da pastori e angeli in coro, ricevendo doni (oro, incenso e mirra) dai Re Magi guidati a lui da una Stella cometa. Questo e’ il presepe. La cui invenzione si deve a San Francesco di Assisi che nel 1223, mise in scena a Greccio la prima rappresentazione vivente della nativita’. Gia’ in questo quadro emergono interessanti simboli che meritano di essere almeno accennnati. Il bue e l’asino sono simboli antichi e di valenza opposta. La loro presenza nel presepe coincide con l’assimilazione di molte culture e di significati nascosti. Fin dalle origini la Chiesa di Roma dovette sostituire con immagini la scrittura ed affidare alle allegorie il compito di educare, catechizzare ed istruire i fedeli scarsamente alfabetizzati o totalmente analfabeti. Cosi’ era evidentemente piu’ semplice intessere e utilizzare simboli gia’ presenti e assimilarli fino a sostituire le origini mitologiche con quelle crisitane. Il bue e’ una figura simbolica antitetica a quella del toro ma entrambe coesistono nei miti e nelle religioni di mezzo mondo. Nel bue, i significati attrivbuiti al toro risultano smorzati e trasformati in positivo. Il toro e’ simbolo della violenza fecondatrice che il bue imbriglia in favore di una piu’ pacifica e pacificata visione familiare. Nel presepe e contrapposto all’asino il bue rappresenta le forze celesti e pure che si umanizzano nel corpo del Gesu’ bambino. Da qui il simbolo dell’alitare sul bambino, non solo come tradizione popolare vuole per riscaldarlo, ma anche per trasmettergli le forze vitali. Il bue e’ un animale sacrificale, regale al tempo stesso ma noto per essere mansueto, pacifico e sensibile. Al contrario del toro e’ simbolo di forza tranquilla, di potenza del lavoro e del sacrificio. La trasformazione del simbolo del toro nel bue e’, ai fini della trasmissione del messaggio evangelico di pace, amore e sottomissione, piu’ consono e utile. In Asia si ha un grande rispetto per il bue, e’ considerato un prezioso aiuto per l’uomo e spesso e’ utilizzato come cavalcatura, lo stesso Lao-tzu si dice che cavalcasse un bue verso i giardini dell’Ovest. Sculture di pietra raffiguranti buoi si trovano in molti templi shintoisti. In Cina il bue rappresenta il freddo invernale e un emblema della potenza dello yin, la forza passiva e femminile. Sempre in Cina il dio Shen-nung inventore dell’agricoltura e’ raffigurato da una testa di bue con le corna a sottolineare l’importanza di questo animale anche nello svolgimento delle incombenze agricole. Nell’area del Mediterraneo, il bue era sacro in Egitto, con il nome di Bue Apis, una divinita’ legata ai riti della nascita della morte, veniva spesso rappresentato con un disco di sole tra le corna formate da una mezza luna. Anche nel resto dell’Africa settentrionale il bue era considerato sacro a lui erano offerti sacrifici per beneficiare di arature abbondanti e per propiziare la fecondazione della terra. In Grecia il bue era un animale sacro al Sole. Omero immortala questa credenza nell’episodio dell’Odissea in cui i compagni affamati di Ulisse, nell’isola di Trinacria nonostate ogni ammonimento non resistono e mangiano dei buoi bianchissimi del Sole morendo tutti. Perfino la fondazione di Roma ha una leggenda che rimanda al bue. Si narra che Romolo avrebbe attaccato un vomere al giogo di un bue e una vacca per tracciare il perimetro della citta’ eterna. L’asino all’opposto rappresenta le forze terrestri e ha una valenza negativa anche nel Presepio. Rappresenta l’istinto piu’ basso dell’uomo che svolge la sua vita interamente sul piano terreno e sregolato. Probabilmente indicava le angustie e le tentazioni che avrebbero accompagnato Gesu’. L’asino in realta’ ha una storia iconologica complicata. Nell’antico Egitto era una delle creature piu’ temibili che l’uomo potesse incontrare nel suo viaggio nell’oltretomba, “l’asino rosso”. La cui evoluzione appare nella “bestia scarlatta dell’Apocalisse”. Nell’antica Cina invece era una delle cavalcature degli immortali. Diverse contaminazioni contribuiscono a una lettura oscillante tra il positivo e il negativo. La presenza dell’asino nel presepe e’ negativa in quanto opporrebbe le profezie malefiche a quelle benefiche del bue. Nella vita del Messia l’asino e’ elemento ambivalente. E’ la cavalcatura che porta Maria e Gesu’ in salvo in Egitto (era pero’ una femmina e questo cambia la lettura perche’ le asine sono un elemento sempre positivo di umilta’ e mansuetudine), e’ la cavalcatura che porta Gesu’ a Gerusalemme la domenica della Palme, ma incarnerebbe secondo un’altra lettura il simbolo delle forze malefiche che Gesu’ sara’ capace di li’ a poco di vincere con il suo sacrificio. La letteratura e le credenze antiche pullulano di letture ambivalenti e opposte. L’asino d’oro di Apuleio e’ un esempio di come l’uomo abbandonandosi ai piaceri sfrenati della vita dimentichi la sua natura umana e il retto cammino della inziazione ai saperi spirituali e solo per l’intervento divino di Iside e dopo essersi spogliato delle sue vesti di Asino puo’ tornare ad essere uomo. Anche Mida ricevette orecchie d’asino per aver preferito alla musica del tempio di Delfi la musica del flauto di Pan, cosa che il divino Apollo non gradi’. Nella pittura del Rinascimento l’asino fu interprete dei sentimenti e stati d’animo negativi come la pigrizia e la depressione morale, lo scoraggiamento, la testardaggine e la stupidita’. Un simbolismo che ancora oggi veleggia nella lingua e nei detti popolari da “essere testardo come un mulo” a “essere un asino” che nell’immaginario collettivo rimandano a persone ostinate o incapaci di volonta’. Per i piu’ piccoli queste caratteristiche si sono trasformate nelle doti negative di Pinocchio della favola di Collodi. La presenza di un asino nel nostro mandala rimanda alla presenza di traumi ed elementi depressi che si rimescolano, che tentano di uscire fuori e avvertirci della necessita’ di superare e risolvere il nodo aggrovigliato di sentimenti ed emozioni negative. Se l’asino e’ fammina ed e’ bianco la sua accezione invece e’ totalmente positiva. Gli Angeli, sono figure di mediazione tra gli uomini e Dio. Sarebbero degli esseri puramente spirituali e di umano avrebbero solo l’apparenza, sono entita’ che avvertono la presenza del sacro e quindi la testimoniano. La loro presenza garantirebbe il rispetto delle funizoni cui sono preposti. Sono messaggeri, guardiani, protettori degli eletti e si muovono secondo precise gerarchie. Sono comunque portatori di buona novella soprattutto per l’anima. Trovano un corrispondente simbolico nei cigni celtici che impersonano gli accompagnatori delle anime e nei Bodisattwa tibetani, le figure illuminate che ritardano la loro totale ascesa all’illuminazione per aiutare gli altri a trovare la strada della luce. Un angelo nel nostro mandala rimanda a messaggi di serenita’ e gioia interiore, di pace e capacita’ dell’anima di elevarsi al divino. La stella e’ un simbolo conosciuto e diffusissimo sia dal punto di vista mitologico- religioso che nella realizzazione dei mandala. Non esiste una prova provata che alla nascita di Gesu’ ci fosse qualche stella cometa o evento stellare nel cielo, ma e’ provato che in moltissime culutre l’incarnazione della divinita’ veniva salutata dalla presenza di una stella. Sono compresi in questa tradizione il Buddha e il divino Agni della tradizione Veda, che nacque come Gesu’ da una madre vergine Maya e da un padre terrestre che faceva il falegname Tvastri e con il conforto dell’alito caldo della Vacca mistica e dell’asino portatore della Soma.... Probabilmente la Chiesa delle origini fece una concessione all’astrologia e all’esoterismo culture dominanti all’epoca. Ha radici antiche dunque il detto “nascere sotto una buona stella” o ancora “nascere con la stella in fronte” per indicare la nobilta’ d’animo o una fortuna sfacciata. La stella e’ comunque un simbolo di luce, dello spirito umano elevato. La stella ha significati coincidenti con il numero delle sue punte. Quella a cinque punte e’ simbolo del microcosmo umano, non a caso spesso viene comparata all’uomo con le membra allargate e la testa a fissare il centro. Quella a sei punte, con i due triangoli rovesciati oltre ad essere il simbolo del giudaismo, con il nome di Sigillo di Salomone, e’ un simbolo dell’unione del principio maschile (triangolo con il vertice in alto) e quello femminile (triangolo con il vertice in basso) che esprime anche l’unione dello spirito con la materia e dei prinicipi attivo e passivo per la teoria della dinamica del cosmo. La stella a sette punte infine e’ la raffigurazione dell’armonia del mondo poiche’ sgorga dall’insieme di quadrato e triangolo partecipando cosi’ dei significati simbolici del numero sette. La stella e’ una porta stretta per il cielo secondo molte culture attraverso cui lo sciamano, l’eroe o l’iniziato possono passare per entrare in contatto con l’aldila’. Secondo alcune popolazioni come gli Yakuti le stelle sono “finestre sul mondo”, per gli Atzechi erano il nutrimento del Sole, ancora oggi in Guatemala le stelle rappresentano le anime dei morti, in Peru’ pero’ sono le anime dei giusti. In Finlandia si credeva che le stelle fossero fatte con frammenti del guscio dell’uovo cosmico e lo si racconta in un poema nazionale il Kalevala. Secondo gli indiani Cora del sud-ovest degli Stati Uniti, la stella fa parte della sacra trinita’ insieme al Sole e alla Luna. E’ particolarmente venerata la Stella rossa del mattino che viene considerata dagli indiani della praterie simbolo del principio stesso della vita. La stella piu’ importante e conosciuta e’ sicuramente la Stella Polare, venerata in molti paesi come divinita’ e’ anche chiamata il trono di Dio. La stella evoca anche i misteri notturni e il mondo dei sogni. Secondo Carl Jung disegnare una stella nel proprio mandala indica una conoscenza profonda di se stessi, delle proprie capacita’ e la voglia di mettersi in gioco. E’ anche indice di una connessione intima con il proprio se’ e quindi di un generale benessere. Oltre al presepe che e’ una tradizione puramente cattolica il Natale e’ simboleggiato da altri elementi come l’albero, la ghirlanda, il vischio, i fiocchi di neve e le candele. Questo insieme e’ una contaminazione di simboli del Nord Europa completamente assorbito al punto che in moltissime case coabitano allegramente l’albero e il presepe. L’albero di Natale e’ un simbolo del Natale importato dalla tradizione nordica dove in inverno giusto al cadere del solstizio del 21 dicembre era celebrato un rito molto popolare tra gli scandinavi : la festa di Yule. Tra i Celti e i loro sacerdoti i Druidi gli alberi erano considerate creature sacre, in particolare gli abeti, i pini e gli abeti rossi che con il loro essere sempre verdi rappresentavano la resistenza della vita agli inverni freddi, oscuri e rigidi di quelle regioni. I druidi quindi cominciarono a onorare queste piante associandole alle virtu’ eroiche della forza, e alla vita e la resurrezione giacche’ da una sola pigna si potevano ottenere molti alberi. L’albero tra i celti inoltre era considerato un ponte tra il cielo e la terra, affondando le sue radici nel terreno ed elevando la sua chioma verso l’alto. Uno dei nomi di Odino il dio norreno creatore di tutte le cose e’ Jolnin (il sapiente) che e’ anche uno dei nomi per la festa di Yule. La simbologia dell’albero si basa su tre aspetti in particolare la forza, con la quale si identificava la resistenza dell’albero e la radice stessa del nome “drud” cioe’ quercia: la scienza e il sapere, perche’ i celti incidevano su tavolette di legno i loro testi e infine la vita, per la capacita’ degli alberi di rigenerarsi e di fruttificare. Per rendere piu’ efficaci le loro celebrazioni i druidi addobbavano con candele rosse e ghirlande scintillanti gli alberi per catturare la luce e per invogliare il sole a tornare presto a splendere sul mondo. Da questa usanza discende l’abitudine di imbastire gli alberi con le decorazioni e soprattutto le candele. La presenza di ghirlande di conifere e di vischio in casa e’ una tradizione contadina per riscaldare e proteggere dal freddo le abitazioni in quei mesi in cui la vita era piu’ fragile e il freddo piu’ intenso. E le decorazioni oggi in plastica e vetro colorato che hanno sostitutito quelle al cioccolato, biscotti di mandorle o frutti come mandarini, noci e nocciole sono l’eredita’ delle bacche rosse e delle pigne che questi rami di abete avevano al principio. Le notizie storiche datano la presenza di alberi di Natale decorati da candele e ghirlande di frutta tra il 1500 – 1600 in Germania. I matrimoni delle principesse delle case regnanti contribuirono alla diffusione di questo decoro per le feste di Natale nelle diverse corti europee e da li’ la tradizione passo’ alla societa’ civile. L’albero e’ un simbolo presente in molti mandala individuali, secondo Jung rappresenta il Se, e la immagine del dio che ciascuno custodisce di se stesso. L’albero indicherebbe la necessita’ di ognuno di noi di crescere e di soddisfare la totalita’ che riflette la perfezione divina. L’albero nel mandala indica il nostro essere per intero fisico, spirituale ed emotivo. Il vischio e’ una pianta sacra a Freya dea dell’amore che converti’ questa pianta al sentimento dopo averla maledetta per essere stata la causa della morte del figlio Baldr a lei tornato dopo una resurrezione miracolosa, da cio’ deriva l’antica tradizione del bacio beneagurante. Inoltre secondo le usanze druide quando due contendenti si incontravano sotto la pianta di vischio dovevano impegnarsi a deporre le armi per appacificarsi. Talvolta appare nei mandala la forma del vischio con bacche rosse e bianche sono richiami alla festa del Natale della voglia di essere coccolati e non pensare a nulla, il vischio non a caso e una pianta semiparassita. Ha bisogno di sostegno e di nutrimento. Indica quanto ciascuno di noi senta la necessita’ di essere amato. Il nostro excursus termina con l’immagine piu’ infantile di questa festa ma che nasconde un significato profondo, Babbo Natale. Il grande vecchio con la barba bianca, il vestito rosso, la slitta trainata da renne e un grande sacco che gira in una sola notte tutta la terra per portare doni ai bambini buoni. Babbo Natale e’ un l'evoluzione moderna di Santa Claus o San Nicola o ancora prima dei Re Magi che omaggiarono il Bambino con oro, incenso e mirra (simboli di maesta’ divina, regale podesta’ e umanita’ mortale). Legati alla storia di Babbo Natale ci sono molti riti che accompagnano l’attesa dei doni. Come quello di lasciare qualcosa da mangiare e da bere per lui e le sue renne, di solito un bicchiere di latte con dei biscotti e una carota. Una tradizione che ha a che vedere con la carita’ ma anche con il rispetto del culto delle anime dei morti che vagavano nelle fredde notti invernali a cercare riposo e svegliare i vivi per averli dimenticati. Lo spirito del Natale si puo’ riassumere in questa immagine rubiconda e sensibile di gentilezza e di amore verso gli altri che si manifesta con il gesto generoso del regalo. Nel mandala la figura del vecchio saggio secondo Jung e’ un archetipo dello spirito dell’uomo, un altro aspetto del se’. E’ una delle guide dell’essere umano per camminare nel processo di individuazione della propria coscienza. Rappresenta il contrasto tra bene e male, conscio e inconscio... e custodisce il vero senso dell’esperienza. FONTI: Simboli della Scienza Sacra - René Guénon Dizionario dei Simboli - J. Chevalier, A. Gheerbrant Trattato di storia delle religioni- Mircea Eliade Ceremonies autour de saison - Jennifer Cole L’uomo e i suoi simboli – Carl G. Jung Creating mandala – Susanne Fincher Mandala symbols – C. G. Jung http://web.tiscali.it/tauri/il_culto.htm http://www.whats-your-sign.com/cow-animal-symbolism.html http://www.tuttocina.it/mostre_conv/tibet_pann.htm http://www.manuelfurru.it/Testi/IntroVeda.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Baldr http://it.wikipedia.org/wiki/Yule |