Mandala News: articoli, notizie e curiosita'
Il Mandalario un calendario tutto da colorare
Il mandalario 2019 è il calendario mandala tutto da colorare che Mara Minchio ha creato e gentilmente condivide con tutti i lettori di mandalaweb.info per augurarvi un anno di meditazione e pace. Il mandalario è uno strumento interattivo, ogni mese può essere scaricato stampando una sola pagina, una pagina per ogni giorno oppure una pagina per ogni settimana, i giorni possono essere a loro volta colorati e il centro può contenere il nostro mandala del giorno, della settimana o del mese. È un calendario dove possiamo scrivere, disegnare e colorare esprimendo al massimo la nostra creatività e un mezo con cui possiamo rigenerarci e recuperare il nostro centro. Con molto piacere lo pubblico per augurarvi un 2019 ricco di esperienze positive, crescita interiore e gioie quotidiane. Un grazie e un augurio speciale a Mara Minchio che ci ha dato con molta generosità ancora una volta una sua creazione. cliccate sul pdf in fondo alla pagina e potete avere il vostro mandalario 2019. |
Mandala e visioni: Ildegarda de Bingen
“Io, suprema forza di fuoco che accese ogni scintilla di vita, da cui nulla uscì di mortale, io decido di tutto ciò che è. Al cerchio dell’universo con le mie ali, cioè volandogli intorno con la mia sapienza, ho dato il giusto ordine”. “ Come la ruota racchiude entro di sé ciò che in essa è nascosto, così la Sacra Divinità tutto racchiude in sé senza limiti alcuno e tutto trascende” Un cerchio regale iscritto in un cerchio, su cui sedeva un vivente illuminato da grande fulgore… Dal vivente luminoso seduto sul trono irradiava un cerchio dorato come il cerchio del sole nascente. E io non ne vedevo la fine… Ildegarda de Bingen Ildegarda de Bingen vissuta nel XII secolo è una figura di donna, intellettuale, religiosa, studiosa, drammaturga, musicista, poetessa che si fregiò dell’amicizia di Bernardo da Chiaravalle e Eleonora d’Aquitania, e i vescovi o luminari del tempo, come testimoniano i suoi epistolari. Risulta una donna estremamente moderna in un mondo arcaico e maschilista come quello del suo tempo, si aprì al mondo e uscì spesso dal convento per poter portare la sua cultura presso le corti e di fronte al Papa stesso o all’Imperatore che di lei non solo avevano una buona opinione ma ne ascoltavano i suggerimenti. Celebre per le sue visioni mistiche, che rappresenta in immagini e disegni pieni di suggestione, che descrive con parole e musica, la badessa Ildegarda rappresenta una inconsapevole fonte di documenti per lo studio della rappresentazione del sacro e del divino nella ricerca sulle manifestazioni e le forme del mandala in Occidente. Le sue opere sono una citazione medievale di immagini e colori mandalici che stupisce perché nel periodo in cui Ildegarda visse in Occidente, in Oriente il mandala si afferma come strumento di meditazione e di unione tra il divino e la materia. Le prime testimonianze di questo genere risalgono al X secolo. Nelle sue visioni di angeli in cerchio che si affollano alla luce centrale, piuttosto che altre miniature dedicate alla terra, al cielo e alle quattro stagioni dell’uomo, che diventa nelle sue estasi la manifestazione concreta del collegamento tra la materia e lo Spirito Divino. Ildegarda nei suoi scritti ci elargisce in più occasioni la descrizione di cerchi, ruote, palazzi quadrangolari, animali fantastici e il Dio Creatore diventa una figura dal corpo blu iridescente, tutto questo non può non sorprendere e merita una lettura attenta. Le frequenti emicranie e le visioni, la portano a individuare una strada per la conoscenza e l’ordine del caos spirituale. Lei si identifica nella forza dell’intelletto amante della scienza e della conoscenza, ma nello stesso tempo afferma ella stessa che “Per volontà divina il mio spirito nella visione sale fino alle stelle, in alto sopra le differenti regioni, in luoghi lontani da dove resta il mio corpo” riconoscendo allo spirito la possibilità di guardare la propria interiorità e la realtà esterna in un processo mistico osmotico che raccoglie e sintetizza la differenza e la sostanza dei due aspetti in una “unione” unica metafora di un “Oltre” eterno e lontano. Siti in Il cerchio, la spirale, il quadrato, le croci che compaiono nei dipinti mandalici, creati dalla stessa Ilfegarda, sono parte di un linguaggio simbolico atto a spiegare emozioni, stati di estasi mistiche, visioni portatrici di un messaggio che viene direttamente da Dio e che traduce in maniera comprensibile agli esseri umani la Legge Cosmica dell’ordine divino. Qui tutti i processi portano verso il Centro sacro che sostiene l’ordine sul caos grazie alla perfetta armonia tra gli elementi, la natura, l’essere umano e gli animali del Creato generando Unità. Il parallelo con il mandala e i suoi percorsi di ordine nel caos, di supporto per la conoscenza della realtà ultima, un luogo e uno spazio senza tempo e senza geografia dove risiede la Verità, il Vuoto Cosmico, sono tangibili e sostanziali. E questo fa di Ildegarda una testimone indiretta della verità degli Archetipi, immagini e figure patrimonio di quell’inconscio collettivo dell’umanità di cui parla C. G. Jung. Fonti: Cristina Siccardi, Ildegarda di Bingen. Mistica e scienziata Annalisa Terranova, Ildegarda di Bingen: mistica, visionaria, filosofa Sabina Flanagan, Ildegarda di Bingen, vita di una profetessa, Michela Pereira, Le visioni di Ildegarda di Bingen, in "Memoria. Rivista di storia delle donne", 5 (1992) Siti internet di studi dedicati alla Santa |
Tara Bianca e Tara Verde un esempio raro
In questa composizione unica, gouache su tela di cotone, di un soggetto molto raro, vediamo due Tara sedute ciascuna su un trono del loto che cresce da uno stagno posto ai piedi di una catena montuosa che si snoda sullo sfondo. Tara Bianca, rappresentata con i suoi numerosi occhi capaci di onniscienza, seduta nella posizione del loto in meditazione; e Tara Verde seduta nella classica posizione “lalitasana” con il corpo verde. Entrambe esprimono il gesto della Varadra Mudra, espressione del dono. Due mogli del primo imperatore del Tibet Songtsen Gampo erano considerate emanazioni di Tara, la principessa nepalese viene spesso identificata come Tara Bianca, mentre quella cinese è identificata come Tara Verde. Songtsen Gampo, invece, era considerato come una emanazione di Avalokiteshvara. L’associazione di queste figure storiche con le divinità di Compassione e Soccorso è un richiamo alla loro influenza nella diffusione del buddismo in Tibet, la costruzione di templi e le prime traduzioni dei testi sacri dal sanscrito al tibetano. Lo stile in cui sono raffigurate le due principesse nelle vesti di Tara risente delle influenze dello stile del Kashimir, nei dettagli delle vesti e nel torso che risulta ben modellato e scalpellato come fosse una scultura. L'opera, datata tra il 1450 e il 1500, appartiene alla collezione privata della Famiglia Zimmerman, è stata esposta al MET di New York tra il 2013 e il 2014. Fonte Metropolitan Museum of Art - New York |
Ngor Kalachakra Mandala
Il mandala Kalachakra del Monastero di Ngor, in Tibet, datato XVI secolo, appartiene alla collezione dello stesso monastero e è fatto risalire alla tradizione Sakya di cui il monastero è depositario. Il mandala si è salvato dalla rivoluzione degli anni ‘50 e ora si trova al Philadelphia Museum of Art. Lo schema del mandala, l’iconografia e l’impostazione architettonica rimandano alla tradizione nepalese Cakrasaṃvara del XV secolo che a sua volta riceve le influenze dello stile Newa diffuso già nel secolo precedente. É interessante notare come i maestri pittori assimilassero i mandala nella loro tradizione contemplativa e artistica. Sappiamo infatti che il mandala è uno strumento di meditazione, ma anche didattico aiuta il discepolo a visualizzare i passaggi da fare per raffigurare il rapporto con la virtù del Buddha che si intende onorare attraverso la sua visione. In questo mandala, il centro è occupato da un trono di Loto a sedici petali sul quale risplende la figura blu di Kalachakra su due gambe una rossa e una bianca, con ventiquattro braccia e quattro volti, ciascuno che guarda in una direzione e tre occhi per ogni faccia. È abbracciato alla sua consorte il cui corpo differisce notevolmente. Vishvamata infatti, ha il corpo tutto dorato, una sola testa con tre occhi e due braccia, il suo corpo aderisce a quello di Kalachakra e in un abbraccio pieno di energia e potenza. Intorno a loro una serie di cerchi concentrici che si espandono dal centro verso la periferia nei quali sono collocate delle divinità e otto raggi che dal mozzo, nel quale è contenuta la sacra coppia si estendono verso l’esterno. In ciascuno dei punti cardinali sono collocate delle divinità femminili importanti, mentre alcune figure complementari occupano invece le diagonali dei punti intermedi. Vicino al mozzo, tra queste figure si trovano otto coppe a forma di teschio poggiate su petali di loto che contengono l’ambrosia. Come la tradizione kalachakra vuole, a ogni cerchio partendo dal centro, dove si trova la prima ruota, quella della “saggezza incontaminata” (da cui derivano gli altri mandala), corrisponde ad un elemento. Così abbiamo la terza ruota il mandala della terra, il quarto è mandala dell’acqua, il quinto il mandala del fuoco, sesto dell’etere e settimo dello spazio. A ogni raggio corrisponde una porta o cancello per un totale di otto, ciascuna con una coppia di guardiani. Nei cerchi esterni si trovano la ruota .Il numero delle ḍākinī e dei loro consorti che sono settandadue più la coppia sacra di Kalachakra e Vishvamata da il nome al mandala “The Seventy-Three Deity Mahāsaṁvara Kālachakra Mandala.” Fonti scheda: A Radial Ngor Kālachakra Mandala in Mandala: The Perfect Circle catalog by the Rubin Museum of Art, 2009. Ngor Mandala compilation of the 19th century rgyud sde kun btus, Philadelphia Museum The Ngor Mandalas of Tibet, Listings of the Mandala Deities. Bibliotheca Codicum Asiaticorum The Centre for East Asian Cultural Studies, 1991. Tibetan Mandalas (Vajravali and Tantra-samuccaya), Raghuvira and Lokesh Chandra, 1995. |
Ruota: simbologia e mandala
La ruota ha un legame intrinseco con il mandala. È una delle forme geometriche più antiche che si conoscano, partecipa della perfezione statica del cerchio e nello stesso tempo del movimento della spirale. Per questo motivo si dice che la ruota sia un cerchio imperfetto, perché implica il fattore movimento, l’energia e la ciclicità, il perpetuo rincorrersi di giri e il contatto con il centro e con l’esterno grazie ai suoi raggi. Eppure ha un punto fisso: il centro. La ruota non solo è stata una delle più grandi invenzioni della storia dell’umanità, ma si rivela un simbolo collettivo e archetipico. Dalle origini il suo significato assume aspetti spirituali, legati al tempo, ai cicli delle stagioni alla geografia, alla medicina e alla rappresentazione della divinità, degli astri, del sole e della luna. Si potrebbe dire che l’umanità sia stata ossessionata dalla ruota, fin dalle origini esistono miti, leggende, credenze legate alla ruota. Si parla dell’importanza della ruota già nei testi vedici in cui è associata al cosmo e al significato di rinnovamento e la la divisione dello spazio e del tempo. Nell’India del tantrismo la ruota è collegata ai centri sottili che sono attraversati dall’energia kundalini e li chiama Chakra, le tappe fisiche simboli della circolazione energetica. Nel mondo islamico la ruota è l’allegoria della vita e dell’alternanza dei momenti felici a quelli infelici, non c’è una linea retta nell’esistenza, ci sono alternanze, capovolgimenti e ritorni, ma mai staticità. Rispecchia il ritmo del cosmo. Nelle epoche più remote la rappresentazione del sole e della luna avveniva con un cerchio e dei raggi, quindi con una ruota; i raggi indicavano il viaggio degli astri e il loro ciclo, il movimento. Per questo motivo molte divinità del pantheon delle credenze precedenti al monoteismo hanno accanto una ruota. Taranis, il dio celtico del tuono, è rappresentato con una ruota, così come Visnhu o Apollo e, in tempi in cui la luna era l’emblema del divenire ciclico era raffigurata con un cerchio, ne portavano il simbolo l’egizia Iside e la dea della caccia Diana. La tradizione della ruota non si ferma con l’avvento delle religioni monoteiste. Tra i santi cristiani l'attributo di santa Barbara è la ruota. Anche alcune visioni mistiche di Ildegarda di Bingen hanno la ruota come principale forma a rappresentare il Paradiso e il Creato. Diversi Profeti nella Bibbia, come Daniele e Ezechiele descrivono delle visioni in cui sono presenti le ruote infiammate o ruote alate, e secondo il teologo Pseudo Dionigi l’Areopagita queste ruote hanno il potere di rivelare i misteri e quindi sono strumenti di illuminazione per i non iniziati, ”elevano le intelligenze dal basso, poiché fanno discendere fino agli umili le illuminazioni più elevate”.La ruota non ha inizio e non ha fine, ma mette in contatto il mondo terreno con quello divino, il centro è il mozzo, fisso, immobile, il vuoto dove tutto è possibile e risiede l’origine e la potenza dell’universo, intorno i raggi e tutto ciò che è compreso nel cerchio esterno diventano uno spazio sacro. Come spiega il Fulcanelli, ne “Il mistero delle cattedrali” la ruota centrale dei portoni o rosone è un veicolo, che andando tra cielo e terra mette in relazione il divino e il profano. Questa interpretazione si avvicina molto a quella di Carl Jung, lo psichiatra svizzero, che nella ruota dei portali, o rosone, vede un altro tipo di mandala e lo assimila ad un veicolo che contiene il tutto. Jung aggiunge che i rosoni sono “unità nella totalità”, un veicolo dove “il Sé dell’uomo trasposto sul piano cosmico” favorisce il ricongiungimento del centro mistico con quello cosmico. Nel Medio Evo la ruota diviene simbolo di fortuna, intesa come “sorte” o destino oppure come fortuna una forza naturale che distribuisce benessere. Così nei libri miniati, come sulle facciate delle cattedrali compaiono sculture in pietra, incisioni e bassorilievi con la ruota della vita o la ruota della fortuna. Il mozzo, della ruota della vita, diventa l'ombelico del mondo, il centro verso cui tendere per riordinare il caos e recuperare la pienezza della vita dato che è l’unico punto fermo dell’intero sistema. La ruota della vita viene assimilata all’arcolaio in mano alle Parche o alle Moire che decidono filando come il ciclo della vita sarà fermato per poi riprendere. In Oriente invece, la ruota dell'esistenza non conosce una fine perché la vita è una continua evoluzione verso il “nirvana” o “illuminazione” e in ogni caso per raggiungerlo sono necessarie diverse vite, tutte rappresentate nella cosiddetta ruota dell’esistenza o “Samsara”. Il mandala geometrico con dei raggi che lo riconducono al centro è una ruota e spesso trovare una ruota rappresentata nel nostro mandala rimanda ad una certa stanchezza, alla noia verso dei comportamenti che sono ripetuti meccanicamente perché comodi o perché si teme il cambiamento. La ruota porta con sé diverse possibili letture specie nel mandala individuale, ma ciascuna ha a che vedere con la personale carica di energia e con la scarsa capacità personale di incanalarla. Trovare una ruota può voler dire che il nostro cuore e la nostra anima hanno bisogno di svincolarsi da situazioni pesanti e fruste. Per questo motivo è necessario cominciare a farla girare e andare verso il centro, verso l’origine di tutte le paure e le ripetizioni per recuperare l’origine e cambiare verso. Il bello della ruota è proprio che nonostante sia sempre in movimento con un grande impegno di volontà, pazienza, consapevolezza e amore è possibile farle cambiare verso infondendole una nuova vitalità. Fonti: C. Jung, Mandala symbols M. Eliade, Miti, sogni e misteri M. Eliade, La nostalgie des origines G. Guenon, Simboli sacri M. Chebel, Dizionario dei simboli islamici J. Chevalier - A. Gheebrant, Dizionario dei Simboli Dagyab Rmpoche, Simboli Buddisti e cultura tibetana |
Mandala Vajrâmrita
Il mandala Vajrâmrita presente in questa immagine ha una funzione didattica, come la maggior parte dei mandala dipinti su tavola, tela o seta. Dedicato al dio Vajrâmrita (Ambrosia adamantina) una divinità tutelare molto onorata tra il XIV e il XV secolo, il mandala riproduce la forma tradizionale del mandala con le quattro porte. Vajrâmrita dalle sei braccia e dal corpo verde, siede al centro del mandala ed è rappresentato nell’abbraccio sacro con la dea Svâbhaprajnâ. Nello spazio subito esterno, negli otto petali del loto che circondano il centro, sono sedute otto dee; sulle porte due guardiani e due guardiane proteggono lo spazio sacro, mentre tutte le divinità sono rappresentate con tre teste e sei braccia. All’esterno del mandala, nei quattro angoli, una composizione di venti medaglioni contenenti feroci divinità a tre teste e una serie di personaggi religiosi, che secondo gli studiosi, potrebbero appartenere alla setta Sa-skya-pa, una filiazione spirituale dell’antico monastero Sa-skya (Sakya) fondato a Nord del monte Everest nel 1073. Quest’opera è una espressione dello stile “nepalese”, detto Newa al suo apogeo in Tibet nel XV secolo, di cui si riscontrano i temi dominanti del rosso e del blu, gli sfondi floreali, gli archi trilobati, i pilastri vegetali e fiamme frastagliate, le figure slanciate dai visi paffuti tutto reso con una attenzione particolare al dettaglio che rivela un insieme prezioso e sofisticato. Museo Guimet Parigi |
Mandala di Purificazione da colorare
Il mandala qui presentato e' stato creato da Mara Minchio seguendo l'ispirazione dettata dalla sequenza di mantra che si trovano nel libro di G. Cella "Il grande libro dello yoga". E' un mandala che abbiamo ricevuto in occasione di un incontro con il gruppo storico bolognese e, con il permesso di Mara Minchio, ho il piacere di condividerlo su mandalaweb.info per augurare a tutte e tutti una buona estate. ~~~ Questo mandala segue un percorso di apertura e purificazione, per prepararsi alla stagione nuova, la Primavera, ma si puo' colorare e meditare anche quando si vuole affrontare un cambaimento, quando si sente la necessita' di mettere ordine nel caos del nostro quotidiano e per rilassarsi in vista di una decisione da prendere. Il mandala con le quattro porte e' la base del mandala tradiizionale tibetano e i simboli inseriti negli spazi sacri sono allegorie del percorso che segue il mantra; un percorso iniziatico, educativo nei confronti di noi stessi prima di tutto. La sequenza e' importante per rispettare le intenzioni di chi l'ha creato e del mantra che ne e' l'ispirazione. Il rinnovamento e' spesso il frutto di un percorso di vita interiore, a volte regolato da una serie di eventi della realta' in cui siamo immersi, tale per cui non sempre dipende dalla nostra volonta', ma quello che possiamo fare noi e' di accettare queste prove, queste provocazioni che la vita ci offre e trovare un nuovo equilibrio e una stabilita'... Un mandala interessante e ricco di spunti... auguro a ciascuno di trovare la sua risposta, la sua strada e la sua intenzione. Io ringrazio dal profondo per questo dono ricevuto e per la generosita' di Mara che ha voluto condividerlo con tutti noi. Per trovare altri mandala da colorare durante l'estate cliccate sulla pagina mandala da colorare, ci sono anche dei suggerimenti su come utilizzare il mandala a casa da soli.... |
Il mandala, le emozioni e la ruota di Robert Plutchik
Il mandala è un mezzo attraverso cui esprimiamo noi stessi, il nostro legame con la natura, l’universo, le esperienze quotidiane e la nostra spiritualità. Tutto questo ha a che fare con le emozioni. Le emozioni sono l’espressione di ragione e sentimento, sono reazioni psicologiche e fisiologiche che proviamo rispetto alle situazioni che ci coinvolgono. E sono molto importanti. Le emozioni ci aiutano a comunicare, basti pensare al nostro viso o alle espressioni che costellano la nostra comunicazione: quando siamo allegri e felici spesso sorridiamo, quando siamo tristi o preoccupato il viso appare tirato, lacrimiamo. Già gli Egizi e dai Cinesi millenni prima di Cristo studiarono le emozioni credendo che risiedessero nel cuore, fino a quando Ippocrate nel IV secolo a.C. scrisse che invece le emozioni dimorano nel cervello. Tuttavia nel linguaggio comune le emozioni risiedono ancora nel cuore, basti pensare alle frasi “avere a cuore una situazione, avere un cuore tenero, avere un cuore di pietra, il cuore pesante o gonfio di gioia”, o basti pensare alle poesie, alla letteratura, o alla musica dove molte canzoni sono dedicate al cuore e ai sentimenti che contiene. Nell’epoca moderna è stata data una concezione più scientifica sulla sede delle emozioni che sono alloggiate nel cervello, nel XX secolo arrivano le definizioni più sofisticate, secondo cui il cervello o meglio il cosiddetto sistema limbico è alla base della percezione delle emozioni. Ne parlano sia Daniel Goleman sia Robert Plutchik. E quest’ultimo è l’autore di un interessante schema di emozioni che poi ha rappresentato in un fiore a stella che richiama un fiore mandalico. L’aspetto interessante della ruota o fiore di Plutchik che vede nel centro le emozioni più forti e nella periferia quelle più stemperate, fino a creare un mélange nella parte più esterna, è la similitudine con il mandala tradizionale tibetano. Nella cosiddetta “ruota della vita”, non propriamente un mandala quanto piuttosto il primo esempio didattico fornito dal buddismo per comprendere il ciclo di vita, morte e rinascita chiamato Samsara, le emozioni risiedono al centro, nel mozzo, e sono raffigurate mediante l’allegoria di tre animali il serpente (la rabbia), il maiale (l’ignoranza) e il gallo (l’attaccamento). Queste tre emozioni negative, chiamate anche “veleni” inquinano la nostra anima, il nostro mondo interiore e non ci permettono di arrivare alla piena realizzazione di noi, all’illuminazione e quindi alla consapevolezza. Anche nel mandala dei Cinque Buddha (Dhyani-Buddha), una grande parte hanno le emozioni, infatti ogni Buddha corrisponde ad una emozione e al suo potere trasformativo, ci sono poi mandala di divinità irate, mandala di divinità protettrici, questo ci fa riflettere sull’importanza che nel mandala occupano le emozioni. Nel percorso di conoscenza di noi stessi, in qualunque direzione andiamo, scopriamo che le emozioni, dominano la nostra vita, esattamente come la ragione. Quando l’uno vuol prevalere sull’altro o quando l’emozione ci guiderebbe da una parte e la razionalità dall’altra allora si verificano i momenti di crisi. Si rimane paralizzati in una incertezza o inettitudine o ancora totale disorientamento. Scoppiano le ansie e perdiamo gli equilibri, spesso fino ad ammalarci. A questo proposito, un grande esempio ci viene offerto dal celeberrimo romanzo di Jane Austen “Ragione e Sentimento” pubblicato nel 1811, dedicato proprio alla differenza dei caratteri delle due sorelle Elinor e Marianne Dashwood una espressione della ragione, rispettosa delle convenzioni, razionale fino all’estremo sacrificio del suo amore e l’altra per contro preda dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, sventata e irriverente, dovranno entrambe attraversare molte crisi e molte peripezie per arrivare a vivere un sano equilibrio e ad un lieto fine. Rispettare i nostri bisogni, trovare il modo di esprimere noi stessi, vivere secondo le nostre inclinazioni tutto questo ci apre la strada ad un benessere interiore che si riflettere innegabilmente nel quotidiano. Nel fiore di Plutchik le emozioni hanno una loro precisa collocazione, l’immagine viene riprodotta come un fiore con dei petali attraversati da cerchi concentrici che delimitano una serie di livelli al centro si trovano le manifestazioni più intense che derivano dalle emozioni primarie (collocate nel livello mediano) che sono: gioia, fiducia, paura, sorpresa, tristezza, disgusto, rabbia, aspettativa. Verso l’esterno invece abbiamo le manifestazioni di minore intensità e scopriamo che più andiamo verso l’esterno più le emozioni si combinano tra loro e in qualche modo diminuiscono d’intensità. Le emozioni quindi sia quelle più intense che quelle meno intense corrispondono ad un linguaggio, non verbale e spontaneo, legato ad una serie di fattori esterni ed interni che lo scatenano. Anche il mandala esprime emozioni e sensazioni legate al nostro vissuto; specie in quello individuale, quello cioè creato in maniera istintiva, qui le emozioni seguono un percorso autonomo e immediato e ci raccontano molto di noi. La colorazione del mandala in questo senso ci aiuta da un lato a focalizzare le nostre emozioni e quindi a scoprire quali bisogni esprimono, dall’altro ci sostiene nel ricollocare i nostri bisogni nella posizione più consona per raggiungere un equilibrio sano e consapevole con cui vivere. Fonti: Daniel Goleman, Intelligenza emotiva Robert Plutchik, Psicologia e Biologia delle emozioni Chogyam Trungpa, Orderly the Caos, The Mandala Principle Martin Brauen, Mandala, il cerchio sacro del buddismo tibetano |
Mandala e archeologia: la Stele di Caven
La Stele di Caven deve il suo nome al luogo in cui fu ritrovata dell'archeologa dott.ssa Maria Reggiani Rajna nel febbraio del 1940, nei pressi di Teglio in Valtellina. E’ una pietra di ca 80 cm di altezza,databile al III millennio a.C., sulla quale si trovano diverse incisioni. Sono proprio queste incisioni ad attrarre l’attenzione. Nella parte superiore una serie di cerchi concentrici, con due cerchi ai lati ed delle protuberanze che farebbero pensare ad un figura antropomorfa interpretata come una divinità femminile, ai suoi piedi una serie di 11 linee che formano una “U” e in angolo due grosse doppie spirali. La stele si presenta come un interessante rompicapo. A quasi ottant’anni dal suo ritrovamento le interpretazioni sono numerose ma nessuna può vantarsi di essere quella definitiva e certa. Numerosi studiosi di diverse discipline che si sono impegnati nella codificazione delle incisioni hanno potuto esprimersi e tentare una lettura a partire dalla Reggiani stessa che interpretava le sue linee e i suoi cerchi come raffigurazioni della Dea Madre delle origini, ad Adriano Gaspani, ricercatore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, che in anni piu’ recenti l’ha definita “teomorfo a dischi concentrici con tre appendici a forma di coda” riconoscendo in quelle incisioni la riproduzione sacra di una stella cometa, fino all’individuazione da parte della Silvana Onetti che nella Stele di Caven riconoscerebbe il tentativo di riprodurre una mappa geografica della valle di Teglio e del fiume che lì’ scorre. L’individuazione di questa serie di pietre incise, di cui la stele in questione e’ la n.3, il cui significato ha a che fare con l’aspetto spirituale e comunque sacro delle prime comunità della storia umana riporta l’attenzione sul potere del cerchio. Fin dalla preistoria, in un tempo in cui i poteri della natura erano riconosciuti come portatori di messaggi dell’universo e delle divinità il cerchio diventa il simbolo del sacro. Un significato che non e’ cambiato con il passare del tempo. Il cerchio si dimostra espressione di una visione “circolare del mondo, della realtà e della vita”. Ed era un punto di riferimento, un simbolo sacro e l’espressione della spiritualità nelle culture primitive la cui eredità arriva fino a noi come archetipo. Radicato nella memoria della coscienza umana il cerchio diventa modello per esprimere un concetto di sacralità’ che non sfugge a livello emotivo e istintivo dopo tanti millenni al punto che pur avendo perduto la capacità’ di decodificare i simboli nel loro linguaggio originale tutti gli studiosi di tutte le aree intervenuti per interpretare il petroglifo hanno ritenuto comunque che si tratti di una stele sacra, un punto di riferimento per gli abitanti della Valle di ca 3000 anni fa. In questo senso il potere del cerchio si trasforma in un cammino sacro come il mandala e si rivela allegoria e prezioso strumento per lo sviluppo della conoscenza di se’ e dei legami con il creato e le forze della natura. Fonti: Notiaziario Istituto Archeologico Valtellinese M.Gimbutas, Il linguaggio della Dea |
Mandala da colorare: rosone
Il mandala da colorare di questo mese di marzo e’ stato creato da Mara Minchio. Artista che lavora nel settore della grafica e maestra di yoga, Mara da anni segue i laboratori di mandalaweb e fa parte del gruppo bolognese che ha iniziato un percorso di approfondimento e conoscenza del mandala. Con enorme piacere e gratitudine il suo mandala ispirato ai rosoni delle chiese medievali viene offerto su mandalaweb per essere scaricato gratuitamente e colorato. Di seguito un commento della stessa Mara che ci ha gentilmente concesso il mandala da colorare e per approfondire i contenuti sul rosone cliccare qui. "Pur sapendo che la costruzione e’ in muratura - quindi pesante - ho disegnato e pensato questo rosone con la leggerezza nel cuore di chi guarda fuori dalla finestra e vede una bella giornata luminosa; qualcuno che guarda fuori e al futuro con il sorriso sulle labbra e la felicità nel cuore per la luce che riceve". Mara Minchio |